Teologia della liberazione (dal 1968)

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Il logo del CELAM (Conselho Episcopal Latino-Americano = Consiglio episcopale latino-americano)

Definizione

Per teologia della liberazione (TDL) - termine coniato dal teologo peruviano Gustavo Gutiérrez nel luglio 1968 - s’intende quella scuola di pensiero teologico, principalmente cattolico, che ha avuto un preciso connotato di attivismo politico, spesso d’ispirazione rivoluzionaria socialista-marxista, impegnandosi nelle aree dove forte era il problema dei diritti umani, della giustizia sociale e della povertà economica. Si suole dire, infatti, che essa pone non solo l’attenzione sulla figura di Cristo Redentore, ma anche su quella di Cristo Liberatore degli oppressi.
La TDL si è sviluppata quindi particolarmente in America Latina, ma anche in altre aree del Terzo Mondo (India, Africa, Filippine, Corea del Sud) oppure in gruppi ben definiti, come i neri del Sudafrica e degli USA (teologia nera della liberazione) o le donne povere del Sud (teologia femminista della liberazione).

Gli inizi fino al 1971

La TDL prende spunto da due episodi accaduti in Brasile negli anni ’50:

  • La creazione nel 1955 a Rio de Janeiro del CELAM (Conselho Episcopal Latino-Americano = Consiglio episcopale latino-americano), che richiamò, durante il Concilio Vaticano Secondo (1962-1965), ad una maggiore attenzione ai problemi sociali.
  • La fondazione delle Comunità ecclesiali di base (CEB) nel 1956, il cui scopo principale era di supplire alla carenza di ministri ordinati con riunioni di lettura e riflessioni sulla Bibbia, ma che ben presto svilupparono una presa di coscienza dei drammatici problemi della società latinoamericana, spingendosi più in là e rifiutando la dottrina sociale della Chiesa a favore di un’interpretazione del Cristianesimo più orientato verso i poveri, influenzata da concetti marxisti. Anche grazie all’impegno di monsignor Hélder Pessoa Câmara sorsero in Brasile quasi 100.000 CEB.

In generale, la contraddittoria realtà sociale dell’America Latina, caratterizzata da estrema povertà della popolazione, immense ricchezze concentrate nelle mani di pochi, il susseguirsi di brutali dittature militari (Perù 1948, Venezuela 1952, Colombia 1953, Paraguay e Guatemala 1954, Ecuador 1963, Brasile e Bolivia 1964, Argentina 1966, Cile ed Uruguay 1973), una guerriglia endemica e rivoluzioni popolari (Cuba 1959 e Nicaragua 1979), ebbe il suo peso nello sviluppo della TDL, che conobbe un primo momento di notorietà nella seconda assemblea del CELAM, tenutasi a Medellin, in Colombia, nell’agosto 1968.
Da quest’assemblea in avanti, si sarebbe notata una progressiva frattura tra una teologia più ortodossa ed allineata con i dettami del Vaticano, il cui capofila fu il cardinale colombiano Alfonso Lòpez Trujillo (n. 1935), eletto nel 1972 segretario generale del CELAM, ed un pensiero più radicale, portato avanti da teologi sudamericani, come il già citato Gutièrrez, il brasiliano Hugo Assmann (n. 1933), l’uruguaiano Juan Luis Segundo (n. 1925), il cileno Segundo Galilea (n. 1928) e il protestante brasiliano Rubem Alves (n. 1933).
Nel 1971 Gutièrrez pubblicò il libro Historia, Politica y Salvaciòn de una Teologia de Liberaciòn (Storia, politica e salvezza di una teologia della liberazione), testo fondamentale per la TDL, e che comprendeva il concetto delle tre liberazioni: quella politica e sociale contro la povertà e l’ingiustizia, quella umana contro l’emarginazione e favore dell’emancipazione dei poveri, quella teologica per la liberazione dal peccato e dall’egoismo e per un nuovo rapporto con Dio e gli altri uomini.

Dal 1972 alla terza conferenza del CELAM a Puebla nel 1979

Di questa progressiva caratterizzazione politica a sinistra della TDL sud-americana fu testimone il Primo Incontro Latino-americano dei Cristiani per il Socialismo, tenuto nell’aprile 1972 a Santiago del Cile, al quale partecipò il sacerdote italiano Giulio Girardi, e che fu contraddistinto da un marcato schieramento filo-rivoluzionario marxista, riassunto dalla frase di Ernesto “Che” Guevara (1928-1967) utilizzata per la chiosa del documento finale: ”I cristiani debbono optare definitivamente per la rivoluzione, specialmente nel nostro continente, dove la fede cristiana è così importante presso le masse popolari..”. Oltretutto, il golpe militare del generale Augusto Pinochet (1915-2006) del 11 settembre 1973, proprio in Cile, simile a molti altri colpi di stato, costrinse la sinistra latino-americana alla clandestinità e all’esilio, ed influenzò la prassi della TDL, aggiungendovi la tematica dei diritti umani e della lotta per la democrazia.
Si ricordano, tra gli altri, gli apporti dei teologi Leonardo Boff, suo fratello Clodovis (n. 1944), il domenicano brasiliano Frei Betto (n. 1944), lo spagnolo Ignacio Ellacurìa (1930-1989) assassinato in San Salvador, il salvadoregno Jon Sobrino (n. 1938) e la teologa messicana Elsa Tamez (n. 1950).
La deriva a sinistra della TDL non piacque alla gerarchia ecclesiastica (con in testa il già citato cardinale Lòpez Trujillo), che la osteggiò, soprattutto durante la terza conferenza del CELAM, tenutasi a Puebla, in Messico, tra il 27 gennaio ed il 12 febbraio 1979, in occasione della quale lo stesso Papa Giovanni Paolo II (1978-2005) dichiarò esplicitamente che “la concezione di Cristo come figura politica, un rivoluzionario (…) non è compatibile con gli insegnamenti della Chiesa”.
Eppure la TDL continuò ad espandersi grazie anche ad avvenimenti come la rivoluzione sandinista in Nicaragua del 1979, e di convinti promotori della TDL, come l’arcivescovo di San Salvador, Oscar Arnulfo Romero, che pagò con la vita nel 1980 il suo impegno sociale.

Condanne e censure (anni ‘80)

Negli anni ‘80, la Santa Sede condannò la TDL con due documenti: l’Istruzione “Libertatis Nuntius” su alcuni aspetti della Teologia della Liberazione del 1984 e l’Istruzione “Libertatis Conscentia” su libertà cristiana e liberazione del 1986, elaborati dalla Congregazione per la dottrina della fede, presieduta dal cardinale Joseph Ratzinger [n. 1927, ora Papa Benedetto XVI (2005-)], in cui era chiaramente ribadito che le ideologie politiche di sinistra come il marxismo (oltretutto ateista), vicine al pensiero della corrente radicale della TDL denominata teologia della riconciliazione, non erano compatibili con la dottrina sociale della Chiesa cattolica.
Leonardo Boff, ammonito più volte, fu condannato nel 1985 al silenzio per un anno (avrebbe poi, nel 1992, abbandonato l’ordine francescano), mentre già dal marzo 1983 il cardinale Ratzinger, fiero oppositore della TDL, aveva espresso all’episcopato peruviano “dieci osservazioni” (vale a dire: critiche) sulla teologia di Gustavo Gutiérrez, il quale fu convocato a Roma nel settembre 1984 per discolparsi, ma la difesa compatta e solidale da parte della Conferenza episcopale peruviana mise il teologo al riparo di ulteriori sanzioni.
Nello stesso 1984 il vescovo brasiliano Helder Pessoa Câmara è rimosso dal suo incarico e sostituito da monsignor José Cardoso Sobrinho: segue una serie di allontanamenti di religiosi, sacerdoti e teologi vicini alla linea più radicale della TDL.
Fu anche chiaro che sul tema della TDL il papa non era in totale accordo con il suo prefetto della Congregazione per la dottrina della fede: infatti, mentre fioccavano le condanne e le censure contro i sacerdoti e teologi dissidenti, Giovanni Paolo II dichiarava nel 1986, in una lettera all’episcopato brasiliano, che “la teologia della liberazione non è solo conveniente ma utile e necessaria”.

Anni ’90 ed oggigiorno

Nel 1989 avvenne però un fatto storico che cambiò i rapporti di forza mondiale: la caduta del muro di Berlino, con il conseguente spostamento della contrapposizione politica tra Est ed Ovest a quella economica tra un Nord neocapitalistico ed un Sud povero e sempre più insofferente. Nello stesso anno, in novembre, si registrò anche il massacro in San Salvador di sei gesuiti (tra cui il teologo Ellacurìa, sopra citato) e di due donne.
In questa nuova situazione (la povertà e i martiri della fede) fu inaugurata, a Santo Domingo, da Giovanni Paolo II la Quarta Conferenza del CELAM il 12 ottobre 1992 (guarda caso nel giorno del quinto centenario della scoperta, con successiva evangelizzazione colonizzatrice delle Americhe, contro la quale si era opposto senza successo Bartolomé de Las Casas nel XVI secolo).
Il documento finale di questa conferenza non citò espressamente la TDL (ma che non è stata neppure condannata, come voleva una consistente parte della Curia romana), né si soffermò più di tanto sulla persecuzione e uccisione di religiosi latinoamericani, ma almeno aprì alla situazione dei poveri (senza peraltro approfondirne le ragioni) e alle culture indigene (fu, infatti, qui che venne coniato il neologismo inculturazione inteso come pari dignità tra evangelizzazione e culture locali). Il problema dell’inculturazione sarebbe comunque emerso drammaticamente cinque anni dopo con la scomunica del teologo cingalese Tissa Balasuriya.
Nel 1995, ad un altro esponente della TDL, il vescovo del Chiapas (regione del Messico) Samuel Ruiz Garcia (n. 1924), già inquisito fin dal 1993 per simpatie verso il movimento zapatista, viene affiancato monsignor Raúl Vera Lopez (n. 1945), nominato vescovo coadiutore con diritto di successione.
Infine, si segnala che negli ultimi anni l’attenzione dei teologi della TDL sta concentrandosi sui problemi ecologici, di maggiore cura della Terra soprattutto dopo il disastro di Chernobyl del 1986, e sulla solidarietà. Infatti i tre paradigmi che, secondo Leonardo Boff in un intervento del 2004, dovranno affermarsi sono:

  • La cura della vita e degli ecosistemi,
  • La collaborazione e la solidarietà per i più deboli,
  • La corresponsabilità nei confronti degli altri e della natura, e la compassione, vale a dire il rispetto verso tutti gli esseri.